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Tra sogno e realtà: La fiaba

“…Le favole non insegnano ai bambini che i draghi esistono (i bambini lo sanno benissimo), ma insegnano loro che i draghi si possono sconfiggere…”

 

Le fiabe rappresentano una forma letteraria di grande importanza, esse hanno origini tanto antiche che è impossibile stabilire un punto di partenza. Radicate nella cultura popolare, inizialmente narrate oralmente, sono state poi trascritte dai fratelli Grimm nel 1812.

In ambito psicologico le fiabe hanno destato sempre più interesse per il valore simbolico che esse contengono. Simbolo deriva dal greco σá½»μβολον (súmbolon) dal tema del verbo symballo dalle radici σá½»μ- (sym-, "insieme") e βολá½µ (bolḗ, "getto"), avente il significato approssimativo di "mettere insieme" due parti distinte. Il simbolo quindi viene definito come qualcosa che sta al posto di qualcos’altro. Attraverso il linguaggio simbolico le esperienze interiori sono vissute come esperienze sensoriali. La fiaba si appropria del linguaggio simbolico trasmettendo messaggi esistenziali profondi. Infatti, secondo Bettelheim il contenuto della fiaba non a che vedere con il mondo esterno dell’individuo, ma con i suoi disagi interiori, che gli sembrano incomprensibili e perciò insolubili.

Esse stimolano l’immaginazione e aiutano a sviluppare l’intelletto, a chiarire l’emozioni e armonizzare le ansie facendo riconoscere all’individuo le sue difficoltà ma nel contempo suggeriscono una soluzione ai problemi che lo preoccupano. Toccano tutte le parti della personalità dell’individuo e, per quanto riguarda il bambino, nello specifico promuovono la fiducia in se stesso e nel suo futuro. Il bambino infatti, a differenza dell’adulto ha maggiormente bisogno di comprendere se stesso nel mondo e dare senso al suo tumulto interiore:

La fiaba è di estrema utilità per la crescita del bambino, poiché offre un sillabario mediante il quale il bambino impara a leggere la propria mente nel linguaggio delle immagini, l’unico linguaggio che gli sia permesso di comprendere prima del raggiungimento della maturità intellettuale. Così, messo di fronte questo linguaggio, imparerà a comprenderlo, per giungere a dominare la propria anima.

Tutti ci raccontiamo la propria fiaba, positiva o negativa che sia, poiché tutti abbiamo un costante, irrefrenabile, urgente bisogno di dare senso alla nostra vita.

Vi lascio con questo pezzo di Italo Calvino che ha ispirato e ispira tutt’oggi la mia passione per la fiaba.

 

“Ora che il libro è finito, posso dire che questa non è stata un’allucinazione, una sorta di malattia professionale. È stata piuttosto una conferma di qualcosa che già sapevo in partenza, quel qualcosa cui prima accennavo, quell’unica convinzione mia che mi spingeva al viaggio tra le fiabe; ed è che io credo questo: le fiabe sono vere.

Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi d’un destino: la giovinezza, dalla nascita che sovente porta in sé un auspicio o una condanna, al distacco dalla casa, alle prove per diventare adulto e poi maturo, per confermarsi come essere umano.

E in questo sommario disegno, tutto: la drastica divisione dei viventi in re e poveri, ma la loro parità sostanziale; la persecuzione dell’innocente e il suo riscatto come termini d’una dialettica interna ad ogni vita; l’amore incontrato prima di conoscerlo e poi subito sofferto come bene perduto; la comune sorte di soggiacere a incantesimi, cioè d’essere determinato da forze complesse e sconosciute, e lo sforzo per liberarsi e autodeterminarsi inteso come un dovere elementare, insieme a quello di liberare gli altri, anzi il non potersi liberare da soli, il liberarsi liberando; la fedeltà a un impegno e la purezza di cuore come virtù basilari che portano alla salvezza e al trionfo; la bellezza come segno di grazia, ma che può essere nascosta sotto spoglie d’umile bruttezza come un corpo di rana; e soprattutto la sostanza unitaria del tutto, uomini, bestie, piante, cose e l’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste.”

 

Dott. Mario Smaldone

Psicologo - Psicoterapeuta

 

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